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Marco era seduto in una delle piazze principali della città, piazza Repubblica, e durante la pausa pranzo si godeva una bella giornata di sole di fine ottobre. 
Si godeva inoltre due ottimi tramezzini e la sua acqua frizzante, nonché un poco di pace dopo una mattinata un po’ delirante in ufficio. 
Stavano infatti spulciando i database dell’azienda e delle agenzie con cui collaboravano alla ricerca di un certo numero di candidati di basso profilo. 
Quantità piuttosto che qualità, dunque… e ognuna delle sue ricerche aveva i suoi punti critici, un po’ come tutto nella vita. 
Aveva appena formulato questo pensiero, quando il suo cellulare squillò. La sigla di Ufo Robot gli preannunciò che a chiamarlo era Riccardo. 
Ciao Ricky! rispose squillante. 
Ciao Marc! fece quell’altro, anche lui anglofonizzando il nome dell’amico 
Come butta? 
Butta, butta, si tira avanti. Novità? Vieni a trovarci finalmente? 
Macché, non se ne parla manco nei prossimi due fine settimana. 
Tanto per cambiare. E allora perché chiami, per rovinarmi la pausa pranzo? il tono ironico era quello che intercorreva sempre tra i due. 
Sì. Ce l’ho fatta? 
Te la stai giocando bene. Ti ho già prenotato un bel cd di musica andina, sappilo. 
Ottimo, lo scambierò con un cd dei Queen! 
Ah, sempre musica d’avanguardia, bravo, bravo. 
Te l’ho già detto. Gli evergreen sono evergreen per un buon motivo. 
Sì, però tu sconfini nella fissazione: voglio dire, hai chiamato i tuoi cani Freddy e Brian… 
E allora? Freddy Mercury e Brian May sono stati il più grande cantante e il più grande chitarrista della storia. E se non lo erano lo sembravano maledettamente Riccardo ancora una volta difese i suoi  E poi, senti chi parla, uno che ha in casa c’ha dei gatti che si chiamano Mandarino, Mandarancio, Miele e Stracciatella. 
Zitto, zitto, sono nomi fantastici, tutti abbinati ai colori e persino al carattere del gatto. Tra l’altro il solo fatto che siano gatti già mi fa vincere questa singolar tenzone con te, visto che i gatti sono molto meglio dei cani. 
Sì, nel mondo dei sogni in cui vivi. I cani sono più fedeli, fanno più compagnia, hanno sempre voglia di giocare e di farti la festa e non ti tradiscono col primo che passa. 
A proposito di sogni, da poco ne ho fatto uno stranissimo l’account manager selezionatore cambiò argomento. 
Racconta, racconta fece Riccardo, sempre curioso riguardo alle stranezze dell’amico. 
Ti ricordi di quello che mi era successo in grotta? 
Quando avevi visto quella specie di palla rossa in testa?
Lo hai detto in modo rozzissimo, ma sì. Stavolta non ho sognato sfere pulsanti, oppure colori come Silvia, e nemmeno nulla di visivo. 
E allora cosa c’entra con l’esperienza in grotta? Marco non lo vedeva, ma era sicuro che Riccardo stesse ghignando. 
Ora te lo dico il giovane non perse il suo aplomb 
C’entra perché ho avuto una sensazione strana nel medesimo punto del corpo, ossia nella bassa fronte, tra i due occhi. 
Sensazione strana? 
Sì. C’era una sensazione strana, come di lenta e graduale apertura… ma soprattutto ho sentito delle voci parlare.
Delle voci? Amico mio, lo sai che non è per nulla un buon segno, sì? 
In realtà in certe culture era un ottimo segno, visto che a sentire voci o ad avere visioni erano le personalità più eminenti del villaggio, sciamani e condottieri. 
Bene, allora al villaggio saranno entusiasti di questa notizia. Nella nostra cultura invece alle persone che sentono le voci diamo delle medicine potenti – l’ironia di Riccardo non gli diede tregua 
Comunque, che dicevano queste voci? 
Mah, nulla. Ossia, nulla di sensato. Le capivo, ma non dicevano nulla di significativo per me, tanto che neanche me le ricordo più.  
Ma non dici sempre che tutto ha un senso e che nulla succede per caso? 
Sì, e infatti il sogno-sensazione un senso ce l’ha di sicuro, ma credo sia importante il sogno in sé, e non il contenuto delle voci. 
  Ho capito stavolta Riccardo fu serio.  
Quello che mi ha impressionato non è tanto l’aver sentito voci in un sogno, figurati, ma la sensazione fortissima che fosse qualcosa di solido, di concreto. Nel sogno non avevo l’impressione che fosse un sogno, ma che fosse qualcosa di molto reale. 
Beh, ma non è sempre così nei sogni? 
Sì e no. Almeno, i miei non hanno sempre questo grado di realtà. Anzi, mai, a dirla tutta. Te lo ripeto, avevo la sensazione molto forte di avere a che fare con qualcosa di concreto, non so come spiegartelo meglio. 
E che hai intenzione di fare ora? Di rifare quel gioco di tenere un quaderno vicino al letto e di scriverci subito i sogni che hai fatto non appena ti svegli? 
No. Con quella tecnica avevo in effetti moltiplicato a dismisura i sogni che mi ricordavo, ma non ho voglia di rifarla ora. Piuttosto, la prima cosa che mi è venuta in mente è una meditazione su come entrare in contatto con la divinità che avevo letto in un libro di spiritualità. 
Evvai con la meditazione sulle voci nella testa! Riccardo sintetizzò così la situazione dell'amico.