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Ormai era solo questione di tempo: le cose stavano galoppando a un ritmo troppo veloce perché anche a livello ufficiale non si facessero le prime mosse.
Difatti, se da un lato erano passati neanche sette mesi dalle prime segnalazioni dei poteri, dall’altro lato erano stati mesi intensissimi e rapidissimi, pieni di capovolgimenti di fronte e di discussioni, dapprima nelle televisioni regionali e su internet, e poi in sedi sempre più centrali e visibili.
Si era così arrivati alla sede più centrale tra tutte: il governo, che peraltro era appena passato dalla guida di Marco Dei Colli alla guida di Federico Scritta, nessuna delle due peraltro eletta dal popolo, ma proposta dal presidente della repubblica Giuseppe Palirmitano… e curiosamente tutti e tre erano orgogliosi membri del Club Frustenberg.
Marco e Silvia si erano chiesti spesso cosa ne pensassero i loro amici del Frustenberg e dei circoli bocciofili affiliati dell’esplosione dei poteri esp: se l’aspettavano o no? Ma soprattutto, quanto dava loro fastidio?
Molto, probabilmente, a giudicare dalla foga con cui i loro pedoni del Pipac e di altri “alfieri della cultura” avevano sin dal principio osteggiato tutto il fenomeno.
Silvia pensava che il risveglio dei poteri esp fosse un sintomo del risveglio della consapevolezza planetaria, e che dunque in questo senso fosse un pessimo segnale per coloro che volevano attuare il famigerato nuovo disordine mondiale. La grande fretta che Frustenberg e circoli affiliati avevano dimostrato nell’ultimo paio di anni, in Italia ma anche in Grecia, in Spagna e in varie zone del mondo, in spregio alle loro tradizionali abitudini di segretezza e invisibilità, indicava che essi avevano paura di qualcosa, che avevano paura di non fare in tempo a far qualcosa.
E, considerando che quella era gente immersa fino al collo e fin dall’infanzia in principi esoterici, con tutta probabilità la fretta era motivata, e qualcosa di grosso si prospettava all’orizzonte.
D’altronde, il grande ciclo di cui avevano parlato i Maya e svariate altre culture era finito, e una nuova era era cominciata.
Se gli obiettivi nascosti dell’allegra combriccola non era possibile saperli, si sapeva cosa aveva deciso il governo sulla questione esp, oramai non più ignorabile, soprattutto alle luce delle ripercussioni sul mondo del lavoro. Nell’ottica di regolamentare (e probabilmente controllare per quanto possibile) tutto il fenomeno, era stata istituita l’Age, l’Agenzia governativa per i poteri esp.
Di composizione bizzarra, notarono tutti fin da subito, dal momento che si cercò di realizzare una via di mezzo tra coloro che avrebbero gradito affidarla a qualcuno già addentro al movimento, come qualche esponente di spicco del Gruppo di Torino (quasi tutta l’opinione pubblica e una minoranza dei parlamentari), e coloro che al contrario preferivano una guida più “tradizionale” e meno esp (la maggioranza dei parlamentari). Si optò così per un mix: da un lato, Misternico come garanzia del gruppo torinese; da un altro lato, Gilberto D’Angelo, figlio del più noto Pietro e membro anch’egli del Pipac nonché di altri interessanti ghenghe; in mezzo, il neo politico ed ex comico Giovanni Cicala, che parte della gente vedeva come uomo di rottura dalla politica del passato, mentre l’altra parte lo vedeva come ennesima finta, data la vicinanza con gruppi di poteri assai simili a quelli che era partito per combattere, da cui il sospetto di “cambio di bandiera”.
Il tempo avrebbe parlato: per Cicala, per l’Age, per il Gruppo di Torino e per l’auspicato "disordine mondiale".
Le prime mosse dell’Age peraltro non furono particolarmente innovative, dal momento che esso non fece che riprendere il lavoro svolto dai torinesi in termini di censimento dei dotati mentali e in termini di catalogazione dei poteri esp. Così, rimase tale e quale la tripartizione in telepati, chiaroveggenti e past viewer, nonché la strutturazione nelle tre classi di valore nel mentre introdotte dai torinesi.
L’unica innovazione fu quella di cambiare i nomi dei livelli di abilità da “classe A”, “classe B” e “classe C” in “classe 1”, “classe 2”, “classe 3”… poca roba, a dire il vero, e tra l’altro neanche seguita dalla gente, che continuava a utilizzare i termini del Gruppo di Torino per indicare gli esp più dotati (80-100% di efficacia), quelli mediani (50-80% di efficacia) e quelli meno dotati (0-50% di efficacia).
Ma la nomenclatura era la minore delle questioni: la più rilevante era certamente il censimento nazionale degli esp, che avrebbe dunque mappato in modo teoricamente completo il territorio italiano. Si sarebbe così saputo quanti esp c’erano in Sicilia, quanti nel Lazio, quanti in Lombardia, e così via.
Questo sarebbe stato certamente interessante per capire se vi erano variabili di qualche tipo, naturale o culturale, in grado di influenzare la formazione dei poteri… ma sarebbe stato ancora più interessante per sapere con relativa certezza le dimensioni del fenomeno, posto che entrare nella lista dei “superdotati” avrebbe aperto tante porte importanti.
Fermo restando che anche il miglior telepate del mondo poteva starsene buono buono a casa sua senza dir niente a nessuno.
Oltre al censimento, l’Age stava prendendo in esame un possibile disegno di legge sui bambini esp e la loro educazione scolastica. Era il caso di fornire loro un corso di studi differenziato? O almeno di riunirli in classi speciali?
Per gli adulti, invece, si discuteva di un possibile divieto nel ricoprire certi incarichi, visto che ciò rischiava di fornire loro un ingiusto vantaggio competitivo, o al contrario di ledere il diritto alla privacy altrui, e questo valeva soprattutto per i telepati… ma anche, in misura minore, per chiaroveggenti ("Ho visto cosa sta facendo!") e per past viewer ("Ho visto cosa ha fatto!").
In senso opposto, si discuteva invece di un possibile uso dei poteri mentali nella polizia: in quel senso, chiaroveggenti e past viewer sarebbero stati utili come il pane, e pure gli onnipresenti telepati.
Insomma, c’era davvero di che sbizzarrirsi, e questo sarebbe stato forse uno dei momenti più importanti di tutta la storia della nazione.
E, sorpresa sorpresa, Marco ora si stava persino divertendo, intravedendo inoltre nuovi e insperati scenari di rapida evoluzione per la società. Evoluzione sociale, se non spirituale, ma poco importava, anche perché se una cosa avveniva era perché i tempi erano maturi, e peraltro il fuori era uno specchio del dentro, per cui se si verificava un’evoluzione fuori era senza dubbio perché c’era già stata dentro.
L’unica cosa che non lo divertiva era l’insistenza con cui gli veniva proposto di rimanere fuori dal giro in cambio di una congrua somma di denaro…